Lode a Mishima

Bene. Adesso un suicidio viene definito "sussulto di dignità". E allora lode a Mishima e a Giorgio Nugnes, con l’augurio che il 2009 sia un anno migliore sia per Napoli che per l’Italia intera. Ed i suoi amministratori.

Questo è l’ultimo post dell’anno per questo blog, che termina con una media di sedici visite giornaliere negli ultimi dodici mesi, più o meno il doppio di quelle dello scorso anno: una prima piccola impennata di visitatori ci fu a gennaio grazie ad alcune mie inutili digressioni su madame Carlà; la seconda, più imponente, risale ad un mese fa grazie al primo video messo in rete sul PRUSST.

Colgo l’occasione per ringraziare coloro che hanno apprezzato i miei scritti.; ringrazio un po’ meno i visitatori arrivati nel mio blog grazie a certe parole chiave la cui lista aggionerò a breve.

Nei prossimi giorni pubblicherò come di consueto anche i miei personali Music Awards dell’anno bisestile.

Auguro a tutti, intanto, di passare al meglio quella che ormai è rimasta l’unica vera "festa comandata" della nostra epoca.

In radio: Rettore – Lamette

Il futuro? Non è quello di una volta

Gli anni passano ma nonostante tutto il futuro non sembra proprio voler passare di moda.
In questi giorni le nostre cari reti televisive, comprese quelle finanziate con soldi pubblici, stanno dando ampio spazio, senza alcun tipo di contradditorio, ai soliti quattro astrologi che sostengono di sapere già come sarà il nostro 2009.
Nessuno ovviamente ci racconterà che anche quest’anno il CICAP ha confrontato le dichiarazioni degli astrologi dell’anno scorso con quanto è effettivamente avvenuto.
Con risultati facilmente immaginabili, e sempre uguali da vent’anni.

Telefonino inutile? No, solidale!

Le statistiche ormai da qualche anno sono concordi: noi italiani siamo i più colpiti al mondo da quella malattia chiamata telefono cellulare.
E a chi non è capitato di romperlo e poi di andare in negozio per sentirsi dire che costa meno comprarlo nuovo che ripararlo? C’è chi poi purtroppo non resiste alla tentazione di avere l’ultimo modello…
Il risultato? Tanti telefonini quasi nuovi e non più utilizzati che non si sa bene come smaltire.
Ma ora possiamo facilmente trasformare questi oggetti che non usiamo più in oggetti solidali. Come? Portandoli in parrocchia a San Vincenzo di Oderzo, la quale ha aderito all’iniziativa del Magis, movimento che fa capo ai Gesuiti italiani. Il Magis recupera i cellulari che non usiamo più, per rivenderli nel mercato dell’usato, quando funzionano, o per recuperare quanto possibile nei modelli fuori uso, a norma di legge.
Il ricavato viene destinato alla realizzazione di cucine solari in Ciad e un ospedale per malati di Aids in Kenya.
Una sorta di piccolo risarcimento ai popoli dell’Africa, da anni ormai depredati dagli occidentali delle preziose materie prime indispensabili al funzionamento dei nostri telefonini.

L’Azione, domenica 21 dicembre 2008

Un regalo di Natale. Di quaranta anni fa.


Il 24 dicembre 1968, Jim Lovell, William Anders e Frank Borman furono le prime tre persone a circumnavigare la Luna. Furono anche i primi astronauti a lasciare l’orbita terrestre, a scorgere con i propri occhi la faccia della Luna che non è mai visibile da Terra e a vedere la Terra intera come una sfera sospesa nel cielo. Lo fecero in un veicolo, il Saturno 5, che non aveva mai volato prima con un carico umano.

(…) Nel giro di 65 anni, l’umanità era passata dal timido balzo di 40 metri dei fratelli Wright all’inserimento in orbita lunare.

Ma il più grande lascito di questa missione non fu il trionfo tecnologico di una missione ad alto rischio e funestata da vari incidenti ed errori (compresa una cancellazione involontaria della memoria del computer di navigazione e una crisi di diarrea che riempì la capsula di globuli fluttuanti poco raccomandabili).

(…) Più di ogni altra immagine o dato tecnico, questa prima visione della Terra come un’unica, delicata isola condivisa rese visceralmente la bellezza e la fragilità del nostro mondo e divenne un’immagine simbolo del nascente movimento ambientalista.

(…) A quarant’anni di distanza, quel regalo viene ripresentato. Cerchiamo di non dimenticarne la bellezza e il valore. Buon Natale.

Il Natale di una poesia

Alessandro Marchetti ci prova ancora: il 25enne opitergino, dopo essersi cimentato nel noir della sua opera prima Rosso Fuoco (2006), con tanto di colonna sonora allegata, cambia registro: ora, ne Il Natale di una poesia, affronta com’è intuibile la poesia a tema natalizio.
“C’è una poesia, seppur piccola, in tutte le cose”: così esordisce l’autore, per poi sviluppare venti componimenti dedicati ai personaggi del presepio e agli “oggetti” tipici delle case addobbate a festa. Ne emerge così un ritratto del Natale più tradizionale che religioso, che sarebbe frettoloso definire “da bambini” vista certe morali “adulte” che affiorano tra i versi.
Marchetti, pur affrontando un genere trito e ritrito, riesce ad evitare banalità o facili buonismi, ed è per questo che gli si può certo perdonare qualche piccola acerbità o un po’ di maniera: siamo pur sempre di fronte ad un (secondo) debutto.
Le illustrazioni sono di Alberta Tessarolo, già nota per le vignette della rivista trimestrale opitergina “Il filo”. Prefazione e postfazione sono state affidate rispettivamente ad Ircano Zanet, maestro elementare di Oderzo in pensione, e a Giampietro Fattorello, di Busco, professore al liceo scientifico di Motta.
Il libro si può trovare in libreria e presso alcune attività commerciali dell’opitergino-mottense.

Alessandro Marchetti

Il Natale di una poesia
Autoproduzione, 2008
€ 4

L’Azione, Domenica 21 dicembre 2008

Pubblicità regresso

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Ciao giovane! Anche quest’anno il pranzo di Natale cerca di limitare la tua gioventù?

Non preoccuparti, quest’anno hai la scusa buona per evitare il parentado…

Vieni a fare la spesa al SUPERMERCATO EUROPA!

Baciata dal sole

L’impianto fotovoltaico più grande d’Italia per una azienda agricola si trova a Cessalto, nell’azienda Fratelli Corvezzo, ed è stato inaugurato martedì 11 novembre alla presenza dei vertici dell’agricoltura italiana: Luca Zaia, ministro alle politiche agricole, e Sergio Marini, presidente di Coldiretti Nazionale, che non hanno esitato ad esporre l’importanza che ricopre questo progetto: «sfruttare energia pulita ed ecocompatibile con lo sviluppo sostenibile fornita dal Sole è l’obiettivo del futuro». Erano presenti anche i più importanti rappresentanti di Gse e dei gestori di rete. Il taglio del nastro è stato preceduto alle 15 da una conferenza intitolata "Dal sole energia sostenibile all’azienda", organizzata da Ailita Engineering di Conegliano, il cui titolare, l’ingegner Paolo Rui, ha curato il progetto, che ha ottenuto anche un incentivo dal CSI, leadership nell’ambito della Certificazione e della Qualificazione di prodotto.

«Dicono che sia l’impianto in una azienda agricola più grande d’Italia – spiega uno dei titolari Renzo Corvezzo – per noi è stata una sfida che ha già aperto orizzonti inimmaginabili. Con l’azienda vitivinicola abbiamo anche l’agriturismo, oggi Fattoria Didattica, e quindi volevamo sposare un progetto a basso impatto ambientale che ci caratterizzasse. Non ci crederete ma abbiamo già ricevuto degli ordini di vino dalla Germania proprio perché abbiamo fatto questa scelta di energia rinnovabile». Si prevede infatti che l’impianto, 200 Kw, 1.800 metri quadrati di superficie coperta da pannelli, possa garantire all’azienda una produzione media annua di 223.800 Kwh, vale a dire il 100% del fabbisogno di energia elettrica della stessa, senza contare l’enorme vantaggio per l’ambiente: 150 tonnellate di CO2 in meno nell’atmosfera e 51,47 tonnellate di petrolio risparmiato in un anno. «La nostra azienda – aggiunge il figlio Giovanni Corvezzo – sarà capace di produrre energia elettrica necessaria tutto l’anno da fonte rinnovabile senza necessit à di acquistarne in rete. In una situazione economica generale dove acquistare energia sta diventando un problema sia economico che ambientale abbiamo voluto intraprendere questa strada. Se il sole è fondamentale per le nostre vigne per la produzione di uva, ora lo diventerà anche per la vinificazione e per tutti i lavori svolti in cantina. L’attenzione e il rispetto per l’ambiente e per il territorio in cui ci troviamo, che ancora oggi viene chiamato il giardino di Venezia, è sempre stato il nostro obiettivo da tre generazioni. Il vino è semplicemente un mezzo che ci permette di comunicare tutto questo».

Francesca Zago, L’Azione, domenica 7 dicembre 2008