«Siamo pieni di lavoro e la situazione non è semplice». Se la situazione attuale non è semplice per nessuno, ora paradossalmente c’è chi non lavora più e chi invece lavora troppo: tra questi ultimi rientra decisamente Giuseppe Marson, 37 anni, residente a Caneva ma originario di Mansuè dove esercita la professione di farmacista.
Come vi state adattando a questa circostanza inedita?
All’inizio della scorsa settimana abbiamo attivato un servizio gratuito di consegna a domicilio dei farmaci, rispettando le norme di sicurezza, per il nostro comune e la frazione di Navolè di Gorgo al Monticano, da dove tradizionalmente provengono vari nostri utenti. Questo perché come operatori sanitari ci stiamo attivando per fare in modo che la gente rimanga effettivamente a casa, visto che questa è l’unica misura efficace per il contenimento dell’epidemia: è un dato di fatto.
Quali sono gli obbiettivi di questo servizio?
Questa iniziativa serve a salvaguardare quella parte di popolazione fragile, come gli over 65 e gli affetti da altre patologie, che potrebbe essere più soggetta alle complicanze del Coronavirus. Anche perché in farmacia c’è comunque un viavai di persone che, evidentemente, bene non stanno.
Soprattutto per noi è un modo per prenderci cura della popolazione, cosa insita nella nostra cultura e certamente in controtendenza rispetto a un Boris Johnson che dichiara “preparatevi a perdere i vostri cari”…
Nel frattempo altre farmacie hanno attuato servizi simili…
Sì, qualche giorno dopo, grazie ad una convenzione tra l’associazione di categoria e la Croce Rossa italiana: è attivo un numero verde, e chiamandolo si viene messi in contatto con le farmacie che hanno aderito.
Che reazione avete avuto in paese?
È stato bello vedere come vari giovani di Mansuè si siano resi disponibili a darci una mano ma per il momento, visto che i numeri sono ancora limitati, preferiamo gestire la consegna io e mia sorella Viviana. Siamo entrambi farmacisti e in sede di consegna potrebbero esserci richieste sull’utilizzo del farmaco.
Di che numeri stiamo parlando?
Nei primi tre giorni abbiamo avuto in media otto consegne giornaliere. I destinatari sono persone che per l’età o per le patologie che presentano hanno davvero bisogno di questo servizio e che infatti hanno apprezzato. Hanno apprezzato anche la possibilità di pagare con bancomat, segno che anche gli ottantenni iniziano ad avere una certa dimestichezza con i pagamenti digitali…
Sulla vostra pagina Facebook ho visto un post in rumeno…
Che il messaggio di rimanere a casa passi forte e chiaro è una nostra priorità, e visto che qui il 18,9% della popolazione ha origine straniera abbiamo pensato in particolare alla comunità rumena, la più numerosa. Una nostra cliente ha quindi tradotto per loro il post che abbiamo messo nei social network: vogliamo essere il più inclusivi possibili e sappiamo che i più anziani tra loro faticano ancora a comprendere la nostra lingua.
Ma gli anziani poi usano internet?
Il target della nostra comunicazione, le persone anziane, in effetti non hanno accesso a internet, in genere; abbiamo quindi sollecitato un passaparola che dal virtuale passi al reale, ovvero abbiamo chiesto a chi ha letto il testo che spiegava l’iniziativa di avvisare i conoscenti anziani con una telefonata o una citofonata.
Quali sono le principali richieste che ricevete?
Le richieste che riceviamo continuamente riguardano il gel igienizzante e le mascherine. Poi ci hanno chiesto informazioni sulla fake news che girava sui telefoni della vitamina C e dell’acido ascorbico che, se iniettate, fermerebbero la malattia… per cui tanti sono venuti a fare incetta di vitamina C e abbiamo cercato, a nostro discapito, di fare informazione medico-scientifica corretta dicendo che non ci sono evidenze scientifiche che attestino questa teoria. Ci siamo trovati a gestire queste situazioni dovute dall’isteria, dall’incertezza sul futuro: già la gente si chiede cosa succederà dopo, nel tessuto economico e sociale del territorio.
L’Azione, domenica 22 marzo 2020