Un ritorno alle origini

Il fatidico giorno finalmente è arrivato: sabato 28 marzo alle 15.30 il vescovo Corrado farà la sua prima visita a Camino per consacrare il presbiterio riallestito della chiesa parrocchiale.

Un intervento previsto da anni e ormai di una certa urgenza, visto il cattivo stato di salute in cui versavano alcuni elementi della chiesa, e che manda in pensione dopo quasi vent’anni l’allestimento temporaneo realizzato dal parroco di allora don Vittore De Rosso dopo la bocciatura del progetto di sistemazione definitiva da lui commissionato.

L’intervento è durato circa cinque mesi, durante i quali il parroco don Pierino, l’architetto Marzio Piaser e tanti parrocchiani si sono impegnati a fondo per realizzare un lavoro degno di questa antica e bella chiesa. Nei dettagli c’è stata la rimozione totale dell’altare maggiore preconciliare, risalente al 1946, e degli scalini che lo circondavano; il prezioso tabernacolo seicentesco che lo sormontava troverà ora posto nella nicchia di uno dei due altari posti ai lati del presbiterio: questi ultimi, ora obsoleti, sono stati ridotti di spessore, con un significativo recupero di spazio. L’oscuro coro ligneo dove sedevano i chierichetti e, un tempo, il celebrante, sono state invece sostituite perché ormai cadenti a pezzi.

I tre elementi principali del presbiterio, ovvero altare, ambone e sedi che prima erano in legno e facilmente removibili, ora sono permanenti e realizzati in marmo Chiarofonte proveniente dalla zona di Asiago. Anche la preziosa Pala di San Bartolomeo, fino ad oggi affissa alle canne dell’organo nell’abside e parzialmente occultata dal tabernacolo, avrà la visibilità che gli spetta poiché svetterà sopra un paliotto posto tra il presbiterio e l’abside.

Si tratta di lavori non certo rivoluzionari o frutto di un qualche “capriccio” ma, come ha ricordato il direttore dell’Ufficio Liturgico don Adriano Dall’Asta in un recente incontro con i fedeli, coerenti con le riforme liturgiche del Concilio Vaticano II, che hanno voluto restituire all’altare la centralità che aveva agli albori del cristianesimo. In questa chiesa in particolare, si è tentato di ripristinare la semplicità persa nei secoli scorsi liberandola, sebbene non completamente, della retorica neoclassica di cui risentivano gli interventi eseguiti tra Ottocento e primo Novecento.

Nell’ambito dei lavori è stata anche eseguita una pulizia completa ai muri e alle volte della chiesa che ha restituito all’insieme una luminosità inedita; al posto di una modesta copia della grotta di Lourdes, realizzata negli anni ’30 in un vano laterale, è stata poi ricavata una cappella penitenziale. Piccoli restauri anche per le decorazioni della cappella del battistero cinquecentesco, piuttosto trascurato negli ultimi anni, e per il tetto, che manifestava problemi di infiltrazioni.

Evento nell’evento sarà la presenza dell’ex parroco don Vittore, il quale ha espresso la volontà di partecipare alla cerimonia: per lui un ritorno in paese a tre anni e mezzo di distanza dal suo ritiro a Conegliano.

Oltre a lui sono stati invitati i parroci della forania, i religiosi originari della parrocchia e le autorità civili opitergine, per quello che è destinato a diventare un evento storico per Camino, oltre a rappresentare una cerimonia molto suggestiva, di quelle che si vedono forse una sola volta nella vita.

L’Azione, domenica 29 marzo 2009

Cialtronerie «sine baculo» e profilassi di cervelli


Ieri Radio Radicale (h. 9.30) convoca proteste di piazza contro l’arroganza del Papa colpevole di aver detto «più grave usare il preservativo che ammalarsi e morire di Aids». Ma nella circostanza il Papa ha fatto tre affermazioni, e su tutte e tre si rovescia la cialtroneria di malintesi voluti e critiche ‘im/becilli’ (alla lettera: ‘sine baculo’, cioè senza sostegno, Ndr).
Primo: Benedetto XVI usa il termine ‘preservativo’ e si grida alla censura perché ‘L’Osservatore’ ha scritto ‘profilattico’.
Secondo: il Papa dice che ‘il preservativo non è la soluzione’ del dramma dell’Aids, e ‘anzi’ può aggravare la situazione.
Terzo, che i paesi dell’egoismo mercantilistico distribuiscono a cascata e gratis i preservativi, ma vendono ben cari i medicinali anti Aids.
Dunque, primo: il termine latino, da ‘prae’ e ‘servo’, è identico a quello greco, da ‘pro’ e ‘phylasso’. Secondo, ben più grave e con buona pace anche di certi soloni pappagalleschi, tra cui la solenne Spinelli (‘La Stampa’, 22/3), gli studi scientifici più recenti e specializzati dicono proprio questo. Per l’Aids Prevention Research Project del centro Harvard (‘La Stampa’ edizione on-line, stessa data!) ‘la distribuzione dei condom aumenta il problema’, e ‘c’è associazione costante tra loro maggiore disponibilità e uso, e tassi di infezione HIV più alti’. Terzo, con voluta malafede, silenzi di tomba sulla gratuità negata dei medicinali con cui si ingrassano le multinazionali. Anzi: da Francia e Germania strilli interessati a difesa di quelle che ingrassano con le medicine, ma vorrebbero cavarsela ‘regalando’ preservativi.
Miserie!
Gianni Gennari, Avvenire, martedì 24 marzo 2009

Non soli, solidali!

Bandierine colorate segnalano che il quartiere di San Giuseppe si veste anche quest’anno a festa. È tempo di sagra! Si festeggerà domenica 22 marzo la ventitreesima edizione organizzata da scout, genitori, ex scout e simpatizzanti, ovviamente in prossimità della chiesetta dedicata al patrono dei papà.
La struttura, invariata, prevede: la "marcia del papà", con partenza alle 9.30, per un percorso di 7-8 chilometri di riscoperta del nostro territorio; la messa alle 12; dopo la premiazione della marcia, la benedizione del papà alle 15 nella chiesetta di San Giuseppe, quindi la pesca. Nel pomeriggio ci saranno in strada giochi e animazioni dei ragazzi scout e intrattenimento musicale con i gruppi locali I Befolki, La banda del Mago e i Double Swindle. Per tutta la durata della sagra rimarrà attivo lo stand enogastronomico.
La sagra è preparata nei suoi dettagli da una macchina ormai collaudata, che ogni anno si arricchisce di elementi nuovi anche in rapporto al tema scelto. E dopo l’ambiente, la famiglia, la comunità, lo scouting, quest’anno è la volta della solidarietà: "Non soli, solidali!" è il titolo a cui si ispireranno le attività dei ragazzi che si sono preparati con momenti di riflessione e di azione in luoghi di servizio presenti sul territorio. È un richiamo forte ad un aspetto del metodo scout che è l’attenzione al prossimo, che si traduce in forme diverse a seconda delle fasce di età, dalla Buona Azione dei lupetti al Servizio di Rover e Scolte fino alla scelta del capo educatore. Il lancio della sagra per i lupetti del Consiglio degli Anziani (V elementare) è avvenuto con l’incontro con gli anziani della casa di riposo "Paride Artico" a cui sono stati donati disegni, sorrisi e canti. Nel mese di dicembre le squadriglie del reparto hanno vissuto delle imprese di solidarietà: animazioni presso l’asilo di Camino e il reparto di Pediatria dell’Ospedale di Oderzo, una tombola a La Nostra Famiglia e la vendita di oggettini al mercatino missionario. I ragazzi del Clan vivono momenti continuativi di servizio con la Caritas (servizio di smistamento mobili e vestiario), con La Nostra Famiglia e con la San Vincenzo (distribuzione alimenti e attività in casa di riposo), oltre al consueto servizio in gruppo scout con i ragazzi più piccoli.
Oltre ai giochi che faranno riferimento al tema, sarà presente un banchetto del commercio equo e solidale che farà conoscere tra l’altro l’esperienza dei gruppi di acquisto solidale. I ragazzi del clan prepareranno i gadget della marcia, il cui ricavato servirà loro a finanziare il campo di servizio a Lourdes che si svolgerà nella prima settimana di agosto.
La sagra diviene anche occasione di collaborazione tra capi, ragazzi e genitori e di presenza nella comunità che aspetta la sagra e che vi contribuisce in varie forme. Nel 2005 la sagra fu lancio del campo di gruppo a Valmorel per festeggiare i 60 anni del gruppo dalla sua rifondazione (le prime presenze di scoutismo a Oderzo risalgono però al lontano 1923); nel 2007, anno del centenario dello scoutismo, fu inaugurata la Via dello Scoutismo con una cerimonia semplice ma solenne. Quest’anno verrà impiegato il nuovo furgone scout, finanziato in buona parte da un’offerta del Rotary Club, da poco inaugurato e usato anche per attività di solidarietà con la Caritas e la parrocchia.

Gaetano De Biase, L’Azione, domenica 22 marzo 2009

Crisi dimenticate

Medici Senza Frontiere (MSF) presenta il quinto "Rapporto sulle Crisi Dimenticate": il rapporto comprende la "top ten" delle crisi umanitarie più gravi e ignorate dai media a livello internazionale nel 2008 – top ten compilata da Medici Senza Frontiere – e un’analisi realizzata dall’Osservatorio di Pavia sullo spazio dedicato dai principali telegiornali italiani alle crisi umanitarie nel 2008.

Rapporto crisi dimenticate 2008 - foto © Sven Torfinn

Sono sempre meno le notizie sulle crisi umanitarie nei TG italiani

Roma, 11 marzo 2009 – Medici Senza Frontiere (MSF) pubblica oggi il nuovo rapporto sulle crisi umanitarie più gravi e ignorate dai media nel 2008. Il rapporto contiene la "top ten" delle crisi umanitarie e un’analisi realizzata in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia sullo spazio dedicato alle crisi umanitarie dai principali telegiornali della televisione generalista in Italia.

MSF, con il patrocinio della Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI), lancia inoltre la campagna "Adotta una Crisi Dimenticata" per chiedere a quotidiani e periodici, trasmissioni radiofoniche e televisive e testate on-line di impegnarsi a parlare di una o più crisi dimenticate durante i prossimi 12 mesi, fino alla presentazione del prossimo rapporto nel 2010. Una campagna che ha già visto importanti adesioni da parte di diverse testate giornalistiche e che vedrà coinvolte anche numerose università e scuole di giornalismo.

Le dieci crisi umanitarie identificate da MSF come le più gravi e ignorate nel 2008 sono:

  • la crisi sanitaria nello Zimbabwe;
  • la catastrofe umanitaria in Somalia;
  • la situazione sanitaria in Myanmar;
  • i civili nella morsa della guerra nel Congo Orientale (RDC);
  • la malnutrizione infantile;
  • la situazione critica nella regione somala dell’Etiopia;
  • i civili uccisi o in fuga nel Pakistan nord-occidentale;
  • la violenza e la sofferenza in Sudan;
  • i civili iracheni bisognosi di assistenza;
  • la coinfezione HIV-TBC.

L’analisi delle principali edizioni (diurna e serale) dei telegiornali RAI e Mediaset conferma la tendenza riscontrata negli ultimi anni di un calo costante delle notizie sulle crisi umanitarie, che sono passate dal 10% del totale delle notizie nel 2006, all’8% nel 2007 fino al 6% (4901 notizie su un totale di 81360) nel 2008.

Di queste, solo 6 sono quelle dedicate all’Etiopia, dove la popolazione della regione somala, intrappolata negli scontri tra gruppi ribelli e forze governative, continua a essere esclusa dai servizi essenziali e dagli aiuti umanitari, e nessuna alla coinfezione HIV-TBC, nonostante la TBC sia una delle principali cause di morte per le persone affette da HIV/AIDS e circa un terzo dei 33 milioni di persone con HIV/AIDS nel mondo è affetto da TBC in forma latente.

Per altri contesti dove sono in corso da anni gravi crisi umanitarie, l’attenzione dei media si concentra esclusivamente su un breve lasso temporale in coincidenza con quello che viene identificato come l’apice della crisi. È il caso del Myanmar, di cui i nostri TG si occupano solamente in occasione del ciclone Nargis, che pure rappresenta solamente l’ennesimo colpo inferto a una popolazione quasi dimenticata dal resto del mondo, dove l’HIV/AIDS continua a uccidere decine di migliaia di persone ogni anno, la malaria continua a restare la principale causa di morte e ogni anno vengono diagnosticati 80mila nuovi casi di tubercolosi. Ed è il caso della provincia del Nord Kivu nella Repubblica Democratica del Congo, dove anche nel 2008 sono proseguiti i combattimenti tra l’esercito governativo e diversi gruppi armati, che sono degenerati in una vera e propria guerra a partire da agosto, che ha provocato la fuga di centinaia di migliaia di persone. I nostri TG ne hanno parlato quasi esclusivamente in occasione dell’assedio della città di Goma a ottobre e novembre.

Nel caso di crisi umanitarie cui i TG hanno dedicato uno spazio notevole, come l’Iraq o il Pakistan, va tuttavia notato come le notizie relative alla drammatica situazione umanitaria della popolazione civile irachena o di quella del Pakistan nord-occidentale, rappresentano una netta minoranza. Vengono invece privilegiate, nel caso dell’Iraq, oltre alla cronaca degli attentati, le notizie sul dibattito politico in Italia o negli USA; nel caso del Pakistan, le elezioni e la cronaca degli attentati.

Infine, anche per il 2008 viene confermata la tendenza, da parte dei nostri media, di parlare di contesti di crisi soprattutto laddove riconducibili a eventi e / o personaggi italiani o comunque occidentali. Emblematici in questo senso sono la crisi in Somalia, a cui i TG hanno dedicato 93 notizie (su 178 totali) che coinvolgevano uno o più nostri connazionali; la malnutrizione infantile, di cui si parla principalmente in occasione di vertici della FAO o del G8; il Sudan, cui si fa riferimento principalmente per iniziative di sensibilizzazione che vedono coinvolti testimonial famosi e per notizie circa l’inchiesta da parte della Corte Penale Internazionale per il presidente del Sudan.

"Medici Senza Frontiere (MSF) è nata con l’obiettivo di portare soccorso alle popolazioni in pericolo e di testimoniare della loro situazione. L’azione di testimonianza, che significa raccontare la vita e le sofferenze delle popolazioni vittime della guerra, delle malattie e delle catastrofi naturali, è per noi essenziale", afferma Kostas Moschochoritis, direttore generale di MSF Italia. "Raccontare significa anche sollevare un problema che altrimenti rischia di rimanere sconosciuto, significa richiamare alle proprie responsabilità nei confronti delle popolazioni in pericolo i governi e le istituzioni, significa lanciare un grido d’allarme quando persino la nostra azione, l’azione umanitaria, viene ostacolata. È spesso difficile, in Italia ma anche nel resto del mondo, raccontare la vita e le sofferenze dei milioni di persone che incontriamo e curiamo ogni anno in oltre 60 paesi del mondo. Per questo MSF è impegnata in un’azione di stimolo costante nei confronti dei mass media affinché non tralascino di informare sulle realtà dei tanti contesti di crisi nel mondo, nell’erronea convinzione che questi non interessino. La nostra speranza è che i media italiani accettino la sfida di raccontare le crisi umanitarie, nella consapevolezza che raccontarle sia il primo passo verso affrontarle e risolverle, aderendo alla campagna Adotta una Crisi Dimenticata."

da http://www.crisidimenticate.it

Il menù antiobesità

A Collalto di Susegana c’è un ristorante speciale: il menù è quello tipico da agriturismo, o quasi, ma la peculiarità è che i piatti, dagli antipasti al dolce, sono equilibrati per quanto riguarda la distribuzione di zuccheri, grassi, carboidrati, calorie. Una sorta di menù antiobesità insomma, ma con tanto di certificazione universitaria.
«Io provengo dalla Calabria – dice Domenico Longo, lo chef del locale, nonché appassionato di nutrizionismo – E perciò desideravo trasmettere coi nostri piatti la filosofia della dieta mediterranea. Quindi niente burro o soffritti, ma tanto olio extravergine di oliva. Uno tra le colline penserebbe di trovare qualcosa di più sostanzioso, invece noi in questo modo proponiamo cibi più digeribili. Alla carne, consona a questo ambiente montanaro, io abbino molti legumi e verdura. Oggi si mangia per gusto , e riscontro come c’è sempre più attenzione per l’alimentazione nella clientela. Non a caso siamo stati intervistati dal Sole 24 Ore».
Per quanto la certificazione universitaria, di cosa si tratta?
«Abbiamo un menù per adulti e bambini, certificato dall’università Tor Vergata di Roma, dove un pasto completo, dall’antipasto al dessert non supera 1200 calorie, quando un corpo umano ha bisogno di 3000 calorie al giorno. E una persona con abitudini normali ne consuma di più.
Per quanto riguarda i dessert?
«Sono fatti con poco uovo e zucchero. Sono meno calorici e proteici, e in particolare non contengono grassi idrogenati».
Ho saputo che avete anche una scuola di cucina.
«Sì, abbiamo delle persone che vengono qui ad imparare a cucinare. E sono molto interessate a sapere la composizione degli alimenti».
Qual è il tipo di cliente più sensibile a questo?
«Sicuramente le donne».

L’Azione, domenica 1 marzo 2009