Mr. Peanut al Superbowl 2020

Domenica 2 febbraio a Miami, negli Stati Uniti, si svolgerà l’edizione numero 54 del Super Bowl, ovvero la finale del campionato di football americano. Durante gli intervalli pubblicitari della gara verrà messo in onda un video che riguarderà l’apparente morte di Mr. Peanut, personaggio famoso negli Stati Uniti in quanto mascotte della Planters, azienda di alimentari oggi di proprietà della multinazionale Kraft.

L’annuncio è stato dato da un’anticipazione pubblicata su internet il 22 gennaio: nel breve video si vede la mascotte sacrificarsi dopo un buffo incidente automobilistico per salvare la vita ai suoi due compagni di viaggio, l’attore Wesley Snipes ed il comico Matt Walsh. La campagna pubblicitaria è stata poi doverosamente sospesa domenica scorsa in segno di lutto per la tragica morte del cestista Kobe Bryant.

Ma perché vi diamo questa notizia, la quale potrebbe essere facilmente bollata, è proprio il caso di dirlo, come una banale americanata? Perché Mr. Peanut da alcuni anni a questa parte gode di una certa notorietà anche a Oderzo, in quanto la Planters venne fondata negli Stati Uniti all’inizio del Novecento da Amedeo Obici, un immigrato opitergino. A lui dal 1999 in città è dedicato l’istituto tecnico, e da allora nel giardino della scuola fa bella mostra di sé una riproduzione di Mr. Peanut, un’arachide antropomorfa che indossa un monocolo, una bombetta nera, e accessori da ballerino di tip tap.

Obici ha una storia che incarna alla perfezione il “sogno americano”: arrivò in Pennsylvania nel 1889 appena dodicenne per raggiungere un parente; nonostante le difficoltà iniziali dovute alla totale ignoranza della lingua inglese, lavorando sodo riuscì ad accumulare il denaro sufficiente a fondare una società di alimentari con un altro emigrato italiano. Negli anni a seguire dimostrò notevoli capacità imprenditoriali, e le sue intuizioni di marketing, sebbene oggi appaiano scontate, poco meno di un secolo fa erano decisamente innovative.

Vendendo peanuts, ovvero bagigi tostati, in numerose varianti, Obici divenne molto ricco. Ma non dimenticò mai le sue umili origini distinguendosi anche per le tante azioni caritatevoli nei confronti dei suoi seimila operai, della Chiesa locale, della sua comunità di adozione, ma anche sua città natale alla quale negli anni ‘30 regalò un nuovo padiglione dell’ospedale finanziandone interamente la costruzione ed intitolandola alla madre: la lapide che lo attesta è ancora visibile presso una delle entrate secondarie del nosocomio.

Anche lo stesso Mr. Peanut è farina del sacco di un italiano, ovvero dell’adolescente Antonio Gentile, un concittadino di Obici figlio di immigrati al quale l’imprenditore pagò gli studi come “diritti d’autore”.

Centoquattro anni dopo sembra che stia per calare la parola “fine” sulla storia del bagigio occhialuto; pare comunque difficile che l’azienda decida di rinunciare ad un personaggio così noto oltreoceano, dunque è probabile che gli oltre cento milioni di americani che guarderanno lo spettacolo assisteranno ad un qualche colpo di scena… Vada come vada, questo accadrà all’interno di uno degli spazi pubblicitari più costosi e ambiti al mondo: il Super Bowl infatti da anni è l’evento televisivo più seguito negli Stati Uniti, ed ha inoltre battezzato alcuni degli spot più iconici degli ultimi quarant’anni.

L’Azione, domenica 2 febbraio 2020

Aggiornamento: a questo link si può vedere lo spot mandato in onda al Superbowl. Giudicate voi.

Piazza Clelia Caligiuri

Su iniziativa degli Alpini di Piavon, questo sabato la piazzetta davanti alla scuola primaria della frazione di Oderzo sarà intitolata a Clelia Caligiuri, prima donna italiana ad essere stata insignita del titolo di Giusta per le Nazioni per aver salvato dalla deportazione un’ebrea croata tenendola nascosta dal settembre del 1943 alla fine della guerra.

Siccome la storia di questa maestra napoletana emigrata in Veneto è stata tolta dal dimenticatoio grazie anche a due articoli del sottoscritto pubblicati ne L’Azione nel 2017-2018 (qui il primo e qui il secondo), gli organizzatori hanno avuto la pensata di chiedermi di raccontarla ai presenti all’inizio della cerimonia.
Dunque ci vediamo, se volete, sabato alle 15 presso quello che per un’altra mezz’oretta sarà ancora il numero civico 99 di via Maggiore di Piavon.