Mao Valpiana:
“A parte qualche rara eccezione, la cosiddetta grande stampa italiana non ha data alcuna informazione prima del referendum brasiliano. I telegiornali della Rai e di Mediaset non hanno dato la notizia durante la campagna referendaria brasiliana e non hanno offerto ai telespettatori nessun approfondimento sul tema. Oggi invece, fin dai primi telegiornali mattutini, la notizia della vittoria del no e’ stata data anche con servizi e collegamenti. E’ stato annunciato, come prima notizia di politica estera, che i brasiliani hanno respinto a grande maggioranza la proposta di abolire il commercio di armi. E’ evidente la mala fede di questo tipo di giornalismo, fazioso, di parte, asservito agli interessi del potere, dei fabbricanti d’armi, dell’industria bellica italiana e internazionale. E’ dunque vero che nel nostro paese non c’e’ liberta’ di informazione. E’ dunque vero che le notizie vengono date non per educare i cittadini, ma vengono usate per distorcerne la coscienza.”
Francesco Comina:
“A fronte di una debolezza “culturale” da parte del movimento per la pace – incapace di sostenere con rigore le ragioni di una scelta di civiltà – si è sviluppato un movimento agguerrito di opinione sulla necessità di fare leva sulle armi per la difesa personale, che ha mosso istinti bassi, paure e preoccupazioni presunte in una terra dove la violenza è uno dei problemi più drammatici e grandi. “Il disarmo in Brasile è una farsa” dicevano i fautori del No mostrando striscioni e cartelli in cui indicavano al popolo come votare. Una farsa perché non avere un’arma sotto il cuscino significa darla vinta ai mascalzoni, ai ladri, agli assalitori, ai violenti. […] Ma il fallimento del referendum chiama in cusa anche l’opinione pubblica europea, che ha fatto pochissimo per sostenere il tentativo brasiliano. A parte la campagna di appoggio italiana, che ha impegnato alcuni settori del movimento nonviolento e del movimento per il disarmo, pochissimo è stato fatto e pochissimo è stato letto sui giornali. La sinistra europea se n’è disinteressata, la chiesa idem, e anche la società civile organizzata non ha fatto sentire la sua voce. E questo è un fatto grave. Per la vita, per la pace, per un mondo libero dalla violenza.”