Col Mein Kampf, siamo alle solite

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Guardate che se un giornale, che è pure filo-sionista, decide di mettere in vendita (NON di regalare) una copia del Mein Kampf, che è pure antisemita, come allegato al’interno di una collana storica dedicata al Terzo Reich, probabilmente a monte c’è una strategia di comunicazione e marketing molto più intelligente delle prevedibilissime reazioni sdegnate che leggo in giro che, dando ulteriore visibilità all’iniziativa, ne decretano ancor più il successo da un punto di vista promozionale.
In che modo poi la diffusione di un testo che è alla base di una delle ideologie che maggiormente hanno sconvolto il secolo scorso sarebbe “un attacco alla memoria”, sinceramente mi sfugge.
Qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di un testo dai contenuti discutibili. Anzi: molto discutibili. Certo, ma allora bisognerebbe indignarsi anche quando per esempio ai quotidiani vengono allegati vecchi film di propaganda come La Corazzata Potemkin o quelli della Riefenstahl, cosa che invece nessuno, giustamente, fa.
Casomai, se proprio vogliamo, ci si potrebbe piuttosto chiedere quanto sia di spessore da un punto di vista storico la collana nel suo insieme, o se non fosse più opportuno che il quotidiano optasse per un’edizione critica moderna, ma mi rendo conto che è più semplice (e sintetizzabile in meno di 160 caratteri) indignarsi per partito preso.
Io, sinceramente, preferisco preoccuparmi del fatto che, al giorno d’oggi, idee che un tempo furono di appannaggio nazista “trovino gambe” (per usare un’espressione di Marco Paolini) in persone che indossano vestiti assai meno appariscenti delle divise del Terzo Reich.

Le autogestioni al liceo Scarpa di Oderzo

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Mentre si avvicina il tradizionale dibattito elettorale al teatro Cristallo, va ricordato che ad aver organizzato il primo confronto tra i candidati sindaco a Oderzo è stato un quartetto di diciottenni: Alberto Rosada, di Lutrano, Francesca Brescacin, di Mansuè, Anna Dora Battistella, di Camino, e Michele Potenza, di Oderzo. Si tratta degli attuali rappresentanti di istituto al liceo Antonio Scarpa, sede di Oderzo, i quali hanno inserito il dibattito nella terza autogestione che hanno organizzato quest’anno. Iniziative, queste, però ben lontane dai luoghi comuni che generalmente le etichettano.
“Già l’anno scorso avevo proposto qualche giornata di autogestione – racconta Alberto. – Quest’anno ci abbiamo riprovato. Non è stato facile perché all’inizio i professori erano molto scettici”.
Ma queste iniziative sono, diciamo, “legali”?
Certo. Lo statuto degli studenti ci concede un giorno al mese per fare assemblea. Noi non chiediamo così tanto tempo: l’autogestione la facciamo al suo posto. Comunque è un termine ambiguo, perché ricorda un’occupazione, ma in realtà è pacifica e regolamentata. Dopo un grandissimo lavoro di mediazione abbiamo ottenuto di farne tre, due da due ore ed una da tre, più la giornata della creatività. Sette ore in tutto contro i sette giorni che avremmo in teoria a disposizione, e che magari si perderebbero in stupidaggini.
Com’è stata la risposta degli studenti?
Molto buona! Un tempo si facevano assemblee uniche in palestra, troppo lunghe e dispersive. Ora, con un formato diverso impostato sul dialogo, temi diversificati, sedie disposte in cerchio e gruppi in media di 15-20 studenti, facciamo emergere il loro lato migliore. E anche i professori pian piano stanno cambiando atteggiamento, fanno proposte e partecipano, e per noi è un grandissimo risultato.
I vostri laboratori spaziano su temi come la moda, la politica, lo sport, la Costituzione, l’edilizia, il giornalismo. Se non avesse avuto un imprevisto avreste avuto come ospite perfino Dino Boffo. Come nascono questi laboratori?
Dietro c’è un lavoro di ricerca da parte nostra di contatti, sia su internet sia tra le parentele e le amicizie dei ragazzi: Boffo è appunto zio di un nostro studente. Facciamo molta attenzione a chi invitiamo, anche per questo ci siamo guadagnati la fiducia di preside e docenti: vogliamo usare questo tempo in modo costruttivo. I ragazzi apprezzano e lo capiamo dal fatto che durante queste autogestioni c’è silenzio e nessuno va a spasso per i corridoi, così non abbiamo neanche tanto bisogno di “fare i carabinieri”…
Vi aspettavate questa risposta da parte dei candidati sindaco?
Ne sono venuti sei su otto, uno si è giustificato ed uno ha mandato un delegato. Non ci aspettavamo tale risposta, soprattutto perché non glielo abbiamo chiesto con molto anticipo; ci hanno dato risposte entusiasmanti e si sono complimentati per l’opportunità e l’interesse dimostrato dagli studenti.
Noi ragazzi veniamo in genere accusati di non avere interessi: effettivamente a volte è così, ma con queste iniziative vogliamo dimostrare che non lo è sempre.

L’Azione, domenica 29 maggio 2016