Oderzo e Venezia Bizantina

Abbiamo ancora bene impresse nella nostra memoria le immagini delle devastazioni causate dall’acqua alta a Venezia. Ma ci fu un lunghissimo tempo in cui in laguna l’acqua, più che un pericolo, era fonte di vita, via di comunicazione e soprattutto barriera di difesa: questo in particolare nei primissimi secoli di esistenza della città, ancora avvolti in quella coltre di mistero che solo certe leggende sanno dare.
Venezia bizantina: dal mito della fondazione al 1082 è il titolo di un saggio pubblicato da Nicola Bergamo per i tipi della Helvetia editrice di Marghera; Bergamo, classe 1977, veneziano, è considerato uno dei principali studiosi italiani dell’Impero Romano d’Oriente. Tra le pagine del libro, l’autore si muove con destrezza tra storia e leggenda mostrando come la prima serva a spiegare la seconda, e viceversa. Tutto questo per raccontarci la storia della città dalle sue fumose origini fino alla sua completa indipendenza dal potere di Costantinopoli verso la fine dell’undicesimo secolo.
Facendo questo, l’autore ha inevitabilmente incrociato quella storia con la storia di Oderzo. Siamo parlando del settimo secolo dopo Cristo, ovvero degli anni di san Tiziano vescovo: l’antica Opitergium, pur essendo ormai lontana dai fasti di un tempo, era con ogni probabilità la capitale amministrativa di un distretto controllato dall’Impero Romano d’Oriente che nel 697 sarebbe diventato ducato e in seguito evolutosi nella Repubblica di Venezia. Proprio al 697 risalirebbe la nomina dell’opitergino Paolo Lucio Anafesto a primo doge veneziano; il dott. Bergamo mostra come, al di là di questa figura probabilmente leggendaria, rimane il fatto che la nobiltà opitergina, trasferitasi nella più sicura Eraclea per sfuggire alle incursioni longobarde, ebbe un ruolo decisivo nella nascita e lo sviluppo di quell’umile comunità di profughi nella zona di Torcello che lentamente sarebbe diventata la splendida città che tutto il mondo oggi ci invidia.
Nicola Bergamo sarà a Oderzo il prossimo 11 gennaio alle ore 17, presso la sala del Campanile, a presentare questa sua opera.